Pubblicato il: Marzo52021

Fully Future Stop: la stazione di servizio del futuro

Perchè Fully Future Stop è la stazione di servizio del futuro?

Ciao, sono Donato Piangivino, un ragazzo classe 95′ e founder di Fully Future Stop.

Oggi vi racconterò la mia storia e di ciò che mi ha spinto a costruire questo grande progetto.

Stay Tuned!

Com’è nato il progetto Fully Future Stop?

Scrivevo nel dicembre del 2019, in uno dei miei tanti appunti, come sempre faccio, l’importanza che il biennio successivo avrebbe avuto sullo sviluppo del progetto e sulla bontà dello stesso.

II buon marinaio si conosce nelle tempeste

Seppur travagliato come è stato, il 2020, ha partorito dopo una gestazione lunga e complessa il progetto FULLY e tutte le idee dalla portata innovativa che lo stesso porta con se.

E’ stato l’anno del re-branding, è stato l’anno del lancio di un nuovo menù e di nuovi prodotti nel quale mai ci eravamo imbattuti prima. E’ stato l’anno del rifacimento dell’area giardino, è stato l’anno che ci ha dotato dell’anima mediatica del progetto attraverso la creazione di un sito web, della brand identity e della prima gestione efficiente dei social media e delle potenzialità ad essi correlate. E’ stato l’anno della registrazione del marchio e del deposito di un brevetto dalla portata potenzialmente innovativa e riformatrice di un settore ancora fermo ad archetipi progettuali e strutturali tardo novecenteschi.

Con il nuovo modello di copertura/giardino pensile brevettato infatti intendiamo esplorare scenari e progetti mai toccati fino ad oggi in linea con le tendenze sempre più stringenti e necessarie di sostenibilità ambientale, riforestazione urbana e coesistenza pacifica tra uomo e natura.

E’ stato anche l’anno di una pandemia che mai, l’invincibilità dell’uomo moderno, avrebbe sognato di affrontare. E’ stato l’anno in cui più volte il castello di carta delle convinzioni economiche sulle quali strutturiamo e basiamo le nostre vita ha rischiato di sgretolarsi rovinosamente. Mi sono e ci siamo ritrovati più volte nudi difronte alla potenza degli eventi naturali.

Fully guarda verso un modello sostenibile

Sono sicuro che oggi non sarei qui a scrivere queste righe se la mia mente fosse mossa unicamente dal profitto economico ad ogni costo. Tutt’altro!

L’aspetto economico è infatti l’ultimo dei motivi per il quale ho intrapreso questo percorso e sono deciso a continuarlo.

La bellezza, la sostenibilità, l’integrazione architettonica nel pieno rispetto del paesaggio e la sfida di una mobilità sempre più sostenibile sono il motore che muove l’intero progetto e lo rimarranno fino al compimento totale o parziale di tutti i passaggi tramite i quali questo processo possa essere reso possibile.

Fully nasce, infatti, per rivoluzionare questi ambienti puntando su 4 pilastri fondamentali che rappresentano anche i punti cardinali del nostro percorso:

  1. supporto alla mobilità alternativa
  2. attenzione all’architettura degli spazi, dal nuovo impianto progettuale all’integrazione di spazi verdi
  3. qualità dei prodotti e dei servizi offerti
  4. attenzione alla componente culturale.

Il concetto di stazione di servizio classica è ormai superato

Le stazioni di servizio classiche sono state fino ad oggi progettate unicamente per rispondere a bisogni sopraggiunti come fare rifornimento, utilizzare i servizi o consumare un caffè per proseguire il percorso a discapito di elementi progettuali di natura architettonica.

Quasi sempre spazi come questi, che per contratto prevedono l’allestimento di spazi e ambienti per la sosta e per il ristoro, esprimono immagini e realtà sempre uguali, quasi indifferenziate, riconoscibili soprattutto dai colori aziendali delle società petrolifere o per l’assenza delle insegne di marca.

L’atteggiamento generale è indirizzato alla configurazione indistinta di gabbiotti per il personale, postazioni per l’erogazione del carburante, ripetitive tettoie metalliche di copertura, servizi igienici, nel rispetto delle prescrizioni normative, ma che non aggiungono elementi di differenziazione specifici: il tutto a sfavore di una strategia che invece potrebbe cogliere nella riconoscibilità dell’impianto e dell’azienda un fattore fondamentale di sviluppo commerciale.

Di fatto, il rifornimento di carburante viene considerato alla stregua di quelle operazioni “necessarie”, per le quali inevitabilmente la clientela arriva da sé.

Questo aspetto potrebbe risultare conveniente in termini di risparmio di investimenti e risorse ma, tuttavia, in tempi in cui la clientela deve essere anche conquistata, diventa necessario prestare maggiore attenzione a considerazioni di natura ambientale, in particolare per gli effetti apportati nel paesaggio urbano ed extraurbano da un’architettura così diffusa.

Una configurazione architettonica qualitativamente significativa potrebbe aggiungere valori estetici e funzionali ai bordi delle strade valorizzandone le periferie e diversificandone il paesaggio.

L’edificio diverrebbe così un fattore di qualificazione nel paesaggio: non più un luogo spoglio, destinato alla sosta più breve possibile, ma un luogo che offre comfort e servizi, ben definito nell’architettura e negli spazi interni.

La standardizzazione degli impianti costruiti fino a oggi ha inciso e frenato notevolmente le potenzialità che ambienti di questo tipo nascondono. Tralasciare la fase progettuale è stato un errore grave che con il passare del tempo ha impedito a questo tipo di impianti di incidere nella vita reale delle persone.

Fully Future Stop: la rivoluzione del concetto di stazione di servizio

Serve una rivoluzione e la rivoluzione corre su 2 binari paralleli:

1. Efficientamento energetico

L’avvento delle nuove tecnologie nella mobilità favorirà sicuramente progetti di questo tipo e le infrastrutture non possono che essere il principale volano di questo cambiamento epocale. È giunto il momento di pensare all’ambiente e al futuro sostenibile delle nuove generazioni.

2. Integrazione ponderata con i nuovi contesti urbani

Abbiamo le tecnologie e la consapevolezza che il cambiamento non ci attenderà per molto. Integrare nei contesti urbani realtà di questo tipo non può che favorire la sempre più necessaria innovazione.

Crediamo in un futuro ricco di bellezza, sostenibilità e attenzione ambientale! Ci piace immaginare le nuove stazioni di servizio come il connubio perfetto tra innovazione, spazi verdi, architettura, sostenibilità e tecnologia.

Fully e l’attenzione al design, alla comunicazione offline e online e alla differenziazione

Occorre immaginare quale possa essere il ruolo di spazi come questi nella mobilità futura e quanto possano influenzare già quella attuale.

Infatti, nonostante l’enorme potenziale, le stazioni di servizio per il rifornimento carburante oggi non sono valorizzate e utilizzate nel modo più proficuo possibile.

Tale mancanza è dovuta da un lato alla scarsa attenzione di natura progettuale che rappresenta un handicap importante sin dalla nascita delle stesse e da un lato dalla mancanza di caratterizzazione e differenziazione che soprattutto il reparto NON OIL, eccezion fatta per il marchio Autogrill® nelle Autostrade, ha saputo imporre.

Molto spesso o nella quasi totalità dei casi ci si è accontentati di offrire un servizio minimo in termini di spazi ristoro e servizi, dedicando poca attenzione a prerogative fondamentali quali la caratterizzazione del design negli spazi, la differenziazione delle forme architettoniche, il neuromarketing nella vendita dei prodotti o l’esistenza di un brand forte a cui associare l’ambiente e le qualità a esso correlate.

È usuale infatti denominare l’attività secondaria a quella del reparto OIL con nomi indifferenziati, dimenticando quali potenzialità comunicative si nascondono dietro a un naming ben strutturato, a una brand identity curata nel dettaglio e a una campagna di comunicazione efficace, che basa i suoi pilastri sulla correttezza espressiva e comunicativa del brand.

Cosa accomuna il concept di Autogrill® a quello di Fully? Cosa, invece, li differenzia?

L’unico brand a saper imporre il proprio marchio a quello delle compagnie petrolifere in Italia è stato il marchio Autogrill®, che nella rete autostradale è leader indiscusso nella sosta degli automobilisti.

Occorre fare però una precisazione importante: la sosta nelle autostrade è una sosta differente da quella che il progetto “FULLY” intende porre a modello.

Vi spieghiamo il perchè…

Quella in autostrada è una sosta obbligatoria, dettata dal bisogno sopraggiunto di dover fare rifornimento all’autoveicolo, utilizzare i servizi igienici o rifocillarsi per riprendere il viaggio.

La sosta FULLY è differente per concept, utilizzo degli spazi e fruizione dei servizi derivati.

FULLY vuole infatti essere un “attivatore urbano” dove l’utente può decidere di fermarsi o come nel caso delle autostrade in seguito a un bisogno sopraggiunto o soprattutto perché ha piacere a sostare in quel luogo, consumare un aperitivo con un amico, festeggiare un evento o semplicemente organizzare un incontro di lavoro.

Per fare ciò è necessario indubbiamente rivedere nella quasi totalità gli elementi di natura progettuale che fino ad oggi caratterizzano questi ambienti e rivoluzionarli.

Fully e la mobilità elettrica e sostenibile

La necessaria e prevedibile razionalizzazione della rete in Italia sposa bene la vision del nostro progetto: occorre avere punti di sosta con più qualità, spazi e servizi indubbiamente al di sopra degli standard attuali.

Immaginare le esigenze della clientela in un futuro non troppo lontano passa sicuramente dallo sviluppo della mobilità.

È indubbio che la mobilità elettrica rappresenterà un fattore fondamentale a cui prestare particolare attenzione e occorre immaginarla in base alle esigenze degli utenti e dei consumatori finali.

Entro il 2025 il motore elettrico rappresenterà il 30% del mercato mondiale.

Si tratta infatti di una tecnologia matura e con una grandissima affidabilità, in grado di conseguire economie di scala, con conseguenti riduzioni di costo anno dopo anno.

È corretto dire che il mercato dell’elettrico non rappresenta e non rappresenterà più, in futuro, un mercato di nicchia.

I fattori che faranno da volano a questo tipo di mobilità sono:

  1. l’autonomia delle batterie
  2. i relativi tempi di ricarica
  3. la presenza di infrastrutture di ricarica nella rete

1. L’autonomia delle Batterie

Per quanto riguarda l’autonomia delle batterie sono stati fatti passi da gigante e si sta inoltre lavorando a batterie che utilizzino il grafene.

Tali batterie, allo stato solido anzichè liquido, come nel caso di quelle al litio, permettono di incrementare la densità di energia accumulata del 40% rispetto alle migliori batterie al litio attualmente disponibili sul mercato.

2. I tempi di ricarica

500% è la percentuale di miglioramento della velocità della ricarica di una batteria al litio quando si combina con dei super capacitori al grafene.

A quel punto fare il pieno di energia elettrica porterà via lo stesso tempo che farlo con la benzina: 60 secondi.

3. La presenza di infrastrutture di ricarica nella rete

Chiarito l’aspetto dell’autonomia, resta ora da analizzare il concetto delle infrastrutture e del ruolo che l’attuale stazione di servizio ricoprirà nello sviluppo della mobilità elettrica.

L’utente di una macchina elettrica avrà diverse possibilità di ricaricare il suo autoveicolo, dal garage in casa, alle colonnine di ricarica lenta in spazi e ambienti commerciali, alle ricariche fast.

Le ricariche fast nelle stazioni di servizio del futuro

La stazione di servizio per il rifornimento carburante rimarrà quindi, anche per l’elettrico, un punto di riferimento importante per questo tipo di utenza.

Le ricariche fast, infatti, per l’alto voltaggio e le modalità di utilizzo, non potranno essere posizionate ovunque e rimarranno prerogativa di questi spazi, anche se, date le diverse modalità di ricarica, sarà importante anche qui la spinta architettonica e commerciale della stazione di servizio per attirare il cliente e spingerlo all’utilizzo della ricarica.

Fully Future Stop: la transizione verso il Full Electric (NON OIL)

La transizione all’elettrico sarà graduale e non repentina: la soluzione più comoda ad oggi sarebbe quella di ibridare la rete esistente con l’ausilio di questa tecnologia. Ibridare semplicemente la rete però non risponde alle esigenze di consumo del futuro, che invece rientrano nella mission di FULLY.

All’utenza futura delle stazioni di servizio non interesserà semplicemente fare il pieno all’auto, che diverrà un servizio comune e quasi accessorio, ma piuttosto vivere un’esperienza appagante nella sosta, che sia per svago o per motivi lavorativi.

Le considerazioni sopra propendono per una osservazione evidente. Il baricentro delle stazioni di servizio del futuro (non troppo lontano) sarà spostato fortemente sul reparto Oil come lo è oggi?

La nostra risposta è NO ed è la ragione per la quale il progetto intende attenzionare in maniera importante la parte relativa alla progettualità architettonica e identitaria del reparto NON OIL e dei servizi in genere. Solo infatti riorganizzando gli spazi, il modello gestionale e il modello identitario si potrà riuscire nell’impresa, non semplice, di dare nuova linfa e nuove possibilità a spazi dal potenziale mai totalmente espresso come le stazioni di servizio stradali.

La microbilità e le Fully Dock Station

Un fenomeno in forte ascesa nell’ultimo periodo è sicuramente legato al tema della micromobilità.

I monopattini elettrici rappresentano sicuramente l’ultima frontiera della mobilità in città e rappresentano un’alternativa all’utilizzo massivo dell’auto anche per piccoli tratti.

Stiamo sviluppando, in collaborazione con alcune amministrazioni comunali del territorio un progetto di “sharing” brandizzato Fully che prevede l’inserimento in città di flotte di monopattini con il supporto di dock station per la ricarica.

Queste infrastrutture sono oggetto del bando che Fully ha indetto per la progettazione delle stesse e rappresentano un elemento importante del panorama relativo al decoro urbano ed allo sviluppo delle smart city del futuro.

Non esistono in Italia infrastrutture di questo tipo e la ricarica di questi mezzi nelle grandi città dove sono presenti in massa avviene attraverso juicer (terzi che raccolgono i monopattini e li caricano in postazioni private).

Il servizio che immaginiamo si avvicina ad una sorta di servizio pubblico urbano personale a basso costo che vede nelle dock station delle fermate assimilabili a quelle del bus o della metro. Una rivoluzione per le nostre comunità ancora troppo legate all’utilizzo, spesso ingiustificato, dell’auto.

Fully: “attivatore urbano” e coworking

Importante è anche l’attenzione che vorremmo porre nella componente culturale di questi ambienti.

Nel brevetto della struttura che abbiamo depositato sono presenti infatti spazi di co-working, lettura ed angoli dedicati all’arte. Spazi com questi divengono per la prima volta non più solo al servizio dell’auto e dei clienti ma anche alla cura della mente, del tempo e dello spirito.

Giorno dopo giorno, passo dopo passo, traguardo dopo traguardo diventiamo sempre più consapevoli di come il nostro non sia un obiettivo soggettivo ma una necessità a cui tutte le comunità del futuro più prossimo devono ambire.

Condividi

Un commento su “Fully Future Stop: la stazione di servizio del futuro

Commenti chiusi.